venerdì 19 febbraio 2010

I due cugini e il corvo


C'era un terreno, di terra buona, quella che se la curi e le vuoi bene restituisce buoni frutti, un terreno grande quanto un campo da calcio. Il terreno apparteneva a due lontani cugini, che avevano intenzione di far fruttare quella piccola fortuna coltivando grano. Avevano sempre avuto il sogno di fare i contadini ma sapevano che era troppo rischioso, per dedicarvisi a tempo pieno, difficilmente quel lavoro avrebbe potuto sfamare le loro famiglie; i due cugini avevano preso così la propria strada divenendo, rispettivamente, falegname e fabbro.

Il fabbro aveva creato alcuni arnesi da lavoro e il falegname aveva costruito un capanno  in cui lasciarli, a lato del terreno; inoltre possedevano un cavallo ognuno, questi cavalli sarebbero tornati molto utili nel momento dell'aratura. Avevano dunque tutti i mezzi necessari: badili, vanghe, sementi, concime, un aratro e quant'altro servisse per coltivare una terra a grano. Sapevano sufficientemente bene come utilizzare ogni strumento per ottenere quello scopo comune anche se ognuno era particolarmente esperto e competente in alcune mansioni e conosceva meno le altre; lavorando assieme, però, potevano applicare le loro conoscenze nel migliore dei modi, in maniera complementare.

Sia il falegname sia il fabbro erano occupati mattina e pomeriggio con il proprio "primo" lavoro, per l'appunto quello di falegname e fabbro, questa attività permetteva loro di pagare l'affitto e mangiare; il lavoro al campo era solamente, diciamo così, un modo che entrambi avevano di sentirsi liberi ed esprimere la propria natura. I padri erano stati contadini. I nonni erano stati contadini. Sentivano di aver perso qualcosa cambiando questa tradizione. Ognuno dei due era poi occupato con le proprie famiglie, amici, altre passioni e altre attività. Qualche volta andavano al campo ma era molto difficile trovarli entrambi nello stesso giorno, così molte volte capitava, per esempio, che arassero lo stesso tratto di terra lasciando altre parti in sospeso per molto tempo, capitava che sbagliassero la quantità di concime o che dimenticassero lavori compiuti in precedenza; ognuno applicava la propria conoscenza lavorando spesso senza l'altro e solo saltuariamente. Ogni anno, nel tempo del raccolto, il falegname e il fabbro passavano insieme a vedere il loro campo e ogni anno dovevano constatare che il grano non era ancora pronto per essere raccolto e rimanevano stupiti di questo fatto, cominciavano a imprecare e si domandavano a gran voce quale potesse esserne la causa.


Un corvo se ne stava su un albero, vicino al terreno dei due cugini.
Ogni anno, quando i due giungevano assieme nel tempo del raccolto, il corvo li guardava, e li ascoltava in silenzio. Un bel giorno, invece di starsene zitto, gracchiò loro: "Di che vi stupite?" il falegname e il fabbro si voltarono, allibiti, verso il pennuto nero che continuò "Veramente credete che si possa coltivare un campo di grano così come state facendo voi? In questo terreno ci venite assieme una volta al mese quando va bene, è troppo poco per coltivare un campo così grande, non lo capite? Non li vedete gli altri campi attorno al vostro?" i due guardarono verso i terreni vicini e videro decine di persone in ogni terreno circostante lavorare, grondanti di sudore. Il corvo continuò "Io che sono sempre qui posso dirvi che quelli vengono ogni giorno e, quando non possono di giorno perchè hanno un altro lavoro, vengono di sera, di notte, anche nei giorni di festa, soprattutto nei giorni di festa!". L'uccello aprì più volte le ali, sbattendole, come per sottolineare quello che considerava essere un suo grande solenne discorso "Con quale presunzione pensate di ottenere un raccolto migliore venendo qui solo di tanto in tanto? Non lo vedete che gli altri ci spendono ogni minuto possibile del loro tempo? Voi venite qui una volta al mese e siete solo due!". Il falegname e il fabbro mantennero l'attenzione sull'animale, il corvo dal canto suo li guardò severamente, saltò su un ramo vicino e dopo una breve pausa concluse con tono più basso "Perlomeno abbiate il buon senso di non chiedervi continuamente perchè il lavoro non è ancora concluso, abbiate la decenza di non andare in piazza del mercato a gridare di voler vendere del grano prima ancora di averlo raccolto! Infine... piantatela di lamentarvi ogni mese" sbuffò il corvo "mi disturbate ogni volta e mi annoiate tremendamente!".

Il fabbro a quel punto imbracciò all'improvviso il fucile che teneva sulla spalla sinistra, puntò rapidamente il corvo e sparò, facendogli saltare la testa. Il corpo del pennuto cadde dal ramo a terra, mentre nell'aria volteggiavano ancora piume scure, lorde di sangue. "Bel colpo!" disse il falegname sbottando in una grassa risata. "Grazie, grazie" rispose il fabbro soddisfatto. Risero parecchio, mimando le movenze dell'uccello e risero ancora, quasi fino a piangere, imitando alcune frasi della sua predica e concludendo inevitabilmente la recita con il colpo di fucile. Infine, scemata l'ilarità, si allontanarono.

"Odio le prediche, chi si credeva d'essere?" disse il fabbro.
"Beh, dai, un po' aveva ragione" rispose ancora divertito il falegname.
Il fabbro esitò un attimo "sì... può darsi, ma non mi piaceva il suo tono".
Il falegname "Che ti aspettavi da un corvo? Che ti parlasse con voce dolce e suadente?" replicò ridendo.
Il fabbro sbuffo e rise "Ma sì, forse hai ragione, ci rifletterò sopra allora".
Il falegname a questo punto cambiò discorso e gli chiese "Quando ci si rivede per fare qualche lavoro al campo?".
"Non so, ti faccio sapere" rispose il fabbro.
I due cugini si salutarono e si separano, andando ognuno per la sua strada.

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